La libertà personale è la prima conquista del costituzionalismo. La possibilità di disporre in modo pieno ed esclusivo del proprio corpo, impedendo con una semplice espressione di volontà che chiunque ci limiti, ci costringa, anche solo ci tocchi contro il nostro volere è un traguardo ottenuto dalla democrazia dopo secoli di abusi legittimati dalla regola della prevaricazione. Le costituzioni sono limiti al potere arbitrario, eccessivo, ingiusto e funzionano come moniti e veri e propri paletti a tutela della inviolabile sacralità della libertà e della dignità umana. Ogni persona, sin dalla nascita, è protetta da un’aura di immunità che ci avvolge, stigmatizzando ogni forma di abuso e coercizione indebita, dal punto di vista fisico e psichico. Chi, senza un motivo riconosciuto dal diritto, si trova irragionevolmente privato della libertà e non può disporre di sé stesso, viene recluso, vessato, privato della opportunità di interagire subisce una violenza grande, scoprendosi vulnerabile, in balia di chi ha stracciato la coltre di protezione individuale garantita in una democrazia. Non ci può essere una gerarchia tra ostaggi, chiunque sia rapito o comunque sottratto alla propria vita è vittima di un crimine orribile e disumano, che cozza con lo spirito profondo del diritto naturale e pretende solidarietà e coesione universale, in una formazione compatta che contrapponga il bene al male. Il 27 gennaio si celebra il giorno della memoria in ricordo delle vittime dell’Olocausto, private della libertà, della dignità e infine della vita in una delle fasi più buie e inaccettabili della storia della civiltà umana. Una guida del campo di concentramento di Auschwitz- che dovrebbe essere tappa dolorosissima ma imprescindibile in un percorso di educazione democratica- riporta la domanda rivolta da una bambina di dieci anni «Ma se Hitler era così cattivo perché tutti lo hanno seguito?». Solo silenzio di fronte alla potenza di tanta ingenuità. Ogni tentativo di risposta porta con sé vergogna e umiliazione profonda e condivisa per una collettività che attraversa le generazioni, incapace di riconoscere il male in quanto tale e reagire con prontezza per evitare il peggio. Contro l’annichilimento dell’essere umano che prende forma nella discriminazione irragionevole, nella privazione delle prerogative costituzionali, nella preclusione dei diritti di cittadinanza fino alle manifestazioni più atroci di deprivazione violenta della libertà, ciascuno di noi è responsabile come individuo e come parte di una compagine sociale. Per definizione la democrazia è pluralista e per non rinnegare sé stessa deve accettare voci e visioni anche lontanissime, ma di fronte a manifestazioni di rifiuto e annientamento della dignità delle persone la democrazia deve diventare militante e rivendicare il primato dell’essere umano, baluardo non simbolico di una lotta per il predominio del bene sul male.